lunedì 10 marzo 2014

Grady Martin, il session man meno celebrato della storia della chitarra rockabilly



Chiunque abbia ascoltato almeno una volta le tracce più selvagge di Johnny Burnette sicuramente sarà rimasto folgorato dalle frasi e dai riff del suo chitarrista. Rumorose ma al contempo eleganti, virtuose ma grezze e dirette come un pugno in faccia, capaci di passare dal minimalismo essenziale al complesso e virtuoso nell'arco di pochi secondi. 
Confesso che per tanti anni sono stato convinto che dietro a quei capolavori ci fosse un certo Paul Burlison, però, qualche anno fa, comprando una compilation intitolata "Roughneck Blues 1946-1956" a nome di uno (per me allora...) sconosciuto "Grady Martin", ho scoperto che il signore in questione è stato uno dei session man più richiesti nella Nashville degli anni d'oro! 



"Roughneck Blues - 1949/56" un disco da AVERE!!! Da se rappresenta la GUIDA ALL'ASCOLTO per la scoperta e lo studio di questo grande artista!!!

Ed è lui ad impreziosire i brani di Burnette che mi hanno letteralmente cambiato la vita! Ma, il bello, è che mr Martin è anche la chitarra dietro alle cose più belle di Johnny Horton (Comin' Home, oppure One Woman Man...) o Buddy Holly (Rock around with Ollie Vee), ed è anche l'autore del riff della ultrafamosa "Pretty Woman" di Roy Orbison; la sua carriera è letteralmente sconfinata: praticamente onnipresente negli studi di Nashville, facendo parte del famigerato "A-Team", insieme al contrabbassista Bob Moore e al batterista Buddy Harman, è nei dischi di Elvis, di Bob Dylan, ma anche di super star della country music come Patsy Cline, e, ovviamente, nelle registrazioni che hanno fatto la storia del rockabilly (Don Woody per citarne uno....). 


Il mitico A-Team Trio, con, da sinistra a destra, Bob Moore, Grady Martin e Buddy Harmon

A sinistra Grady Martin, a destra Bob Moore, in un raro scatto "casalingo" pochi anni prima della dipartita di Grady.

Mi è sembrato assurdo come un nome con un curriculum così nutrito fosse rimasto per tutta la sua carriera nell'ombra di personaggi, bravissimi, ma osannati (tipo Chet Atkins o Hank Garland, al quale è stato pure dedicato un film); forse il motivo risiede nel carattere schivo e riservato del personaggio in questione; forse nel fatto che, da professionista e session man navigato, sapeva benissimo che il suo lavoro, seppur pregevole, era sempre e comunque a servizio del cantante di turno. Eppure noi tutti che imbracciamo una chitarra elettrica dobbiamo dire grazie proprio a lui! Perchè? Beh! Semplice! E' lui che ha registrato per la prima volta una chitarra "distorta", ossia quel suono graffiante che esce dal mio strumento preferito che, è giusto ricordarlo, fino ad allora doveva essere PULITO e CRISTALLINO! Il mito, la leggenda, si perde e si mischia con la verità; negli anni ne ho sentite e lette di tutti i colori sulla motivazione e sulla nascita di questo suono a cui adesso il 99% dei chitarristi non rinuncerebbe per nessun motivo. Si narra che, entrando in studio con l'amplificatore in una mano e la chitarra nell'altra, sia inciampato, rovinandolo, ma, una volta entrato in sala sia rimasto colpito da quel "rumore" che ne veniva fuori; si dice anche che non ci fosse soluzione alternativa e quindi fu letteralmente costretto a registrare a quella maniera; si racconta anche che quel famigerato amplificatore, una volta caduto, non funzionasse più e Grady Martin fosse costretto a collegare la sua chitarra direttamente nel banco di sala, generando quel suono "distorto" per una semplice differenza di impedenze. Quale sia la verità non lo sapremo mai probabilmente, però è certo che quella "Don't You Worry" con quel suono "fuzz" rimane il punto di partenza da cui milioni di registrazioni ed esibizioni sono partite e tuttora campeggiano orgogliose ovunque ci si giri! Ho passato ore e ore a provare a replicare le sue frasi, la sua attitudine e il suo suono, e, ad oggi, non mi pento nemmeno di uno degli infiniti minuti passati dietro quelle note. Il motivo è semplice: questa musica è fatta di poco ma buono! E Grady Martin sembrava capirlo in maniera totalmente assoluta, e ha proprio fatto scuola con questo approccio di classe. Resta un mistero però come mai su tutti i dischi ufficiali di Johnny Burnette venisse sempre citato il bravissimo, ma in realtà poco presente in sala, Paul Burlison e non il grande session man in questione. Pure sulle copertine (che, ad un tempo, senza internet e la famigerata opzione "immagini" su Google, costituivano la bibbia per dare un volto ad un gruppo o ad un artista) spunta sempre Paul Burlison e mai Grady Martin. Probabilmente il produttore, un tale Owen Bradley, pur riconoscendo le potenziali del Rock and Roll trio del fratello di Johnny Burnette (Dorsey) insieme a Paul Burlison, preferisse andare sul sicuro affidando l'esecuzione in studio a dei professionisti navigati (l'A-Team trio per intenderci). Generando in me questa smania da "nerd" delle sei corde per scovare la verità!


La mitica Bigsby Double Neck costruita apposta per Grady Martin nel 1952.

Parlando di suono e strumentazione il leader dell'A-Team si è sicuramente distinto per l'utilizzo degli strumenti costruiti da quel genio dello strumento che risponde al nome di Paul Bigsby. Due i modelli con i quali lo si vede immortalato nelle rare foto dell'epoca: la manico singolo (e due pick up nella foto che vedete in testa all'articolo) e la doppio manico e tre pick up nell'immagine sopra. Strumenti molto rari, costruiti con incredibile cura dei particolari, perfetti, a detta dei loro utilizzatori, sotto il punto di vista liuteristico e sonoro. Con un suono particolare, capace di passare dal pulito e setoso al distorto e "muddy". 
Nonostante la maggior parte delle immagini lo ritraggono con questi strumenti, l'arsenale del famoso session man era ricco di altri pezzi (suonava e usava sovente chitarre acustiche, resofoniche, archtop, lo si vede con una Gibson 347, classiche, contrabbasso, banjo….insomma tutto quello che concerne le corde!!!).



Nelle due foto sopra eccolo imbracciare delle Gibson…es qualcosa...

Eccolo imbracciare un contrabbasso insieme all'altro asso della musica americana: Hank "Sugarfoot" Garland

Sugli amplificatori usati da Grady Martin si apre un dibattito enorme. In alcuni scatti (roba promozionale si intenda) lo si vede imbracciare la sua fedele doppio manico Bigsby dietro un Magnatone (rarissimo amplificatore americano), mentre in studio si dice suonasse quasi sempre uno Standel 25L15 (con un cono da 15 pollici, aperto sul di dietro), un ampli storico per la musica rockabilly (è lo stesso usato da Cliff Gallup nelle mitiche session con Gene Vincent). Owen Bradley (il produttore di molte di queste sessione e proprietario del Quonset Hut) possedeva un Fender Tweed Pro (sempre con un cono da 15 pollici, il cui suono, a basso volume, ricorda molto quello ben definito dello Standel) e Bob Moore (il contrabbassista dell'A-Team) racconta che Grady fosse solito usare quello che trovava in studio, quasi "annoiato" dal dover portare la sua roba in sala.



Nell'immagine sopra lo Standel usato da Grady Martin e, probabilmente, da Cliff Gallup per le session del Luglio del 1956 a Nashville TN (session dalle quali sono stati partoriti i migliori pezzi della produzione di Johnny Burnette).

Una cosa che mi fa veramente sorridere è quel celato cinismo che si può ascoltare in alcune esecuzioni di Grady Martin. Mi spiego meglio: prendiamo tre brani molto famosi, "Baby Blue Eyes" e "Sweet Love On My Mind" di Burnette, insieme a "Bird Dog" di Don Woody, ascoltiamone bene gli inizi (sopratutto le frasi di intro della chitarra), ecco, praticamente le stesse identiche note su tutte e tre le canzoni! Perchè? L'unica risposta che ho saputo ipotizzare sta nel fatto che questi session man registrassero così tanto da non credere quasi nelle potenzialità delle canzoni che stavano interpretando, quindi sfruttavano frasi e riff nella speranza che il successo prima o poi baciasse una di queste tracce (Danny Cedrone, chitarrista di Bill Haley and The Comets, fece la stessa cosa riciclando il famoso assolo di "Rock This Joint" sulla celebre "Rock Around The Clock"....quasi come a dire "cavolo è un peccato che quelle belle idee vadano perdute su un pezzo sfigato...quindi ci riprovo nella speranza che nessuno se ne accorga!"). Mi piace anche ricordare, come racconta Sonny Curtis, braccio destro di Buddy Holly nel periodo Crickets, come Buddy Holly fu quasi costretto a ricorrere all'A-Team per registrare alcune canzoni che non ebbero successo nella loro prima registrazione, forse a causa dell'esecuzione acerba dei componenti della band dell'occhialuto texano. Sonny Curtis stesso ammette che la registrazione di "Rock Around With Ollie Vee" (registrata per la Decca dall'A-Team insieme a quell'asso del sassofono che risponde al nome di E.R. "Dutch" Mc Millin) è nettamente superiore a quella registrata qualche tempo prima dai Crickets, con lo stesso Curtis alla chitarra solista (da chitarrista vi assicuro che ammettere che la versione di un pezzo proprio eseguito da un altro "concorrente" sia superiore, equivale a scalare l'Everest a mani nude!). Eppure si rimane basiti davanti all'evidenza di un chitarrismo sempre perfetto e incisivo! Nel 1978, quando la sua attività in studio si ridusse drasticamente (i tempi dove la classe di un signore di mezza età che in studio di registrazione dava tanto con poco, probabilmente, stavano scomparendo) Grady Martin ritorna (a quasi 50 anni) a cavalcare la strada, andando in tour con Jerry Reed, prima, e Willie Nelson poi (ne produce addirittura l'album "Just One Love" del 1995, album dalle forti tinte honky tonk). Compare addirittura nel film del signore con le trecce, quell'Honeysuckle Rose del 1980 che non sono mai riuscito a vedere!!! Purtroppo la salute non lo aiuta, facendolo soffrire tantissimo dal 1994, quando iniziano i primi acciacchi, fino alla morte, il 3 dicembre del 2001, a causa di un infarto. Però Nashville (e tutti i suoi "figli" più celebri, come Chet Atkins, Marty Stuart, Vince Gil...) gli rende sempre onore negli anni, introducendolo nella Rockabilly Hall Of Fame e nella Musicians Hall Of Fame; un atto dovuto per un personaggio che ha tracciato una linea guida in questa musica (se razionalizzata o meno non lo sapremo mai!) e ha dettato legge su come un chitarrista debba affrontare un brano rockabilly! Lunga vita a questo "esimio" sconosciuto!!!



La tomba del grande musicista.



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