martedì 11 giugno 2013

Cucinare una buona telecaster-step 1

"Cucinare una buona Telecaster-step 1"

Sempre più persone, prima, dopo, durante uno show, mi chiedono consigli e caratteristiche di una buona telecaster. Per questo motivo ho deciso di scrivere un mio personale "vademecum" che condensa tutte le considerazioni e i consigli che io stesso ho accumulato negli anni. Di telecaster negli anni ne ho avute veramente tante… La prima, una Squier GIAPPONESE blonde 52, la comprai nel lontano 1994 (me la regalai per il diploma), e, da allora, ne ho avute tante altre di varie fogge e fatture. Purtroppo ero troppo "inesperto" per suonarla bene, benchè ne fossi totalmente affascinato; quel look minimale e il fatto che tantissimi dei generi e dei musicisti che adoro-avo la suonassero, è stato il motore principale per cui potessi sceglierla. Dal 2000 una telecaster è sempre con me, prima come strumento per suonare la slide, poi come strumento di riserva, finalmente come strumento principale!!! Avendone provate tante so cosa voglio da uno strumento, apparentemente, così semplice! Ho parlato con tanti liutai e tanti esperti "telecasteristi" e sono giunto a delle piccole, scontate, conclusioni. La telecaster è proprio come una bistecca alla griglia! Apparentemente un pezzo di carne buttato sul fuoco…ma, in realtà, se vuoi che il sapore (suono) sia quello giusto, ogni elemento deve essere perfetto, sia come ingredienti che come fattura. Partiamo a parlare del CORPO di una telecaster. La sua forma rozza e le sue assenti smussature, credetemi, fanno il suono!!! Forse più del legno usato!!! Mi è capitato, proprio qualche mese fa, di suonare una telecaster ottimamente assemblata da un mio amico, esperto musicista, con tutto quello di cui un telecasterista ha bisogno. Piccolo particolare, il corpo (pur essendo in frassino) era leggermente meno spesso delle originali e con delle smussature per renderla più comoda all'imbraccio. Ecco un nodo fondamentale! Perchè il suono NON era quello giusto. Svuotato sui bassi, senza quell'attacco che sentiamo nei dischi, senza quel sustain che ha reso famoso lo strumento in questione. Per certi versi la chitarra sembrava una stratocaster (che non disprezzo assolutamente…ma ben distante dalla cugina "povera"). Ed effettivamente la mancanza di quella massa influiva così fortemente sul suono da renderla un altro strumento. Sui legni vorrei evitare discussioni infinite, tanto, a mio parere, sembra quasi che sia impossibile trovare l'essenza definitiva. Personalmente, nella scelta del legno per il body, prediligo qualcosa di ben risonante (proprio perchè sono un maniaco del twang) e leggero. Quindi frassino (leggero!!!) o castagno (la mia telecaster principale, costruita per me da Giovanni Ingallinera nella sua splendida liuteria, è ricavata da un tavolone di vecchio castagno; il suono è quello giusto e anche il peso la rende sopportabile per due ore e oltre di concerto in piedi). Ontano o simile lo assimilo ad un suono più malleabile e versatile. E' giusto anche parlare della verniciatura. E' probabilmente vero che su uno strumento elettrico non influisce più di tanto…ma è anche vero che il 99% della produzione in fabbrica, per rendere lo strumento appetibile e bello in vetrina, esagera con strati di vernice su strati di vernice. Mi è capitato spesso di vedere strumenti di fabbrica scheggiati con uno strato di vernice anche di 3mm….praticamente il corpo suona come se fosse dentro una custodia!!! E questo non è bello!!! Perchè la trasmissione delle vibrazioni delle corde è ampiamente compromessa!!!
Prossima puntata? Considerazioni sul manico!!!!...intanto godetevi il maestro Kid Ramos a bordo di una vecchia Esquire!!!
Stay Twang!
Don Diego Geraci

4 commenti:

  1. Risposte
    1. grazie! sono qui pronto a eviscerare argomenti suggeriti da tutti quanti.....

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  2. tra acero o palisandro..quali sono le differenze più rilevanti?

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  3. ciao marco, parlerò del manico nel secondo capitolo dedicato alla tele!

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