lunedì 7 aprile 2014

Dischi di rockabilly "guitar oriented" - step 2 - Brian Setzer's 68 Comeback Special "Ignition"


Benvenuti al secondo appuntamento dedicato di dischi "da avere" se volete essere inondati da note e frasi rockabilly. Questo disco, uscito nel 2001, segna il ritorno al trio per il famosissimo chitarrista di Long Island NY.
Infatti mr Setzer, dopo svariati anni insieme agli ultra-famosi Stray Cats, decide di cambiare rotta e, dopo qualche disco solista, a dire il vero poco convincenti, forma la Brian Setzer Orchestra: 22 elementi, tra classico combo e fiati, che suonano un mix unico di swing (neo-swing lo chiamava qualcuno…) e rock and roll, con chiare tinte rockabilly. Questa formazione ha dato veramente tanto a Brian Setzer, ma il primo amore, il trio, non si scorda mai!!! E, infatti, dopo diverse pubblicazioni con la BSO, il biondo chitarrista registra, insieme alla sezione ritmica dell'orchestra (Mark Winchester al contrabbasso e Bernie Dreisel alla batteria), un disco diretto come un pugno in faccia, suonato magistralmente, energico e carico come nessuna altra sua pubblicazione precedente. Chitarristicamente la lunga esperienza in orchestra, quindi soluzioni armoniche sempre nuove, sostituzioni, ritmiche sempre elaborate, si sente tutta in questo "Ignition": infatti i brani, pur essendo delle "hot rod tracks", sono ricchi di tutti i trucchetti imparati da Brian insieme alla formazione ultra allargata. Ma c'è anche un richiamo all'esperienza degli Stray Cats, con sfuriate nel rockabilly veloce e saltellante della formazione che gli ha permesso la fama, e qualche richiamo "punk" (una traccia, tra l'altro, è scritta insieme al compianto Joe Strummer, sto parlando di "Who Would Love This Car But Me"). 
Perchè annovero questo disco tra i miei preferiti tra i "guitar oriented" cd di rockabilly? Semplice! Perchè in questo disco, a mio parere, Setzer supera se stesso! 


Ogni brano è un vocabolario di ritmiche e soluzioni solistiche uniche! Dal pezzo di partenza (Ignition), dove il riff resta in testa per ore, alle parti di chitarra baritono sul secondo pezzo (5 Years, 4 Months, 3 Days), alle cavalcate  surf-country sulla splendida "Hell Bent" (brano con un richiamo minore senza pari). E poi ci sono le splendide "Hot Rod Girl", dove, su uno shuffle intenso, Setzer swinga richiamando il miglior Cliff Gallup; segue quindi la superba "8 Track", dove, su una ritmica country esasperata, Brian costruisce un giro di accordi che la dice tutta sulla sua formazione jazzistica, e, da buon chitarrista rockabilly, la suona prima in fingerpicking (richiamando il sommo Chet Atkins) e poi incrociando gli arpeggi relativi agli accordi! Ma anche i pezzi "minori" (nel senso dei pezzi "meno radiofonici") sono comunque conditi da parti pregevoli (per esempio la semplice "Rooster Rock" è la scusa per giocare con gli accordi e le frasi veloci che lo hanno sempre contraddistinto). A chiudere il disco la spettacolare "Malaguena" (per altro usata dal regista Robert Rodriguez in uno dei suoi recenti film), dove Brian stravolge in canovaccio originale in favore di un solismo sempre esplosivo ma mai invadente.
Altro tratto distintivo di questo disco è il suono: tutto è perfetto!
La 6120 del '59 di Setzer, insieme alle sue signature "Hot Rod", grida come non mai! Il suono dei suoi bassman c'è tutto! Il suo echo a nastro della Roland dà il meglio di se (sul pezzo HellBent ne usa due simultaneamente per ottenere quel suono che solo un verbo onomatopeico può descrivere: SBRANG!!!), con delle ribattute e una saturazione naturale che non ha pari!
Ma non è la sola chitarra di Brian a lasciare a bocca aperta: la batteria suona forte e carica, ma naturale come se l'avessimo di fronte a noi, e il contrabbasso di Mark Winchester (uno dei miei preferiti, per classe e tecnica) non è da meno: le note sono sempre definite e lo slap è naturale e piacevolissimo, a momenti sembra una percussione di natura "spagnola" (a me ricorda il suono delle nacchere….).


Per non parlare poi della favolosa produzione, semplice ma azzeccata! L'uso degli effetti è discreto e magistrale, così come quello che sentite sulla voce di Setzer.
Il mastering finale è da paura….sto disco suona ultra bene ovunque lo mettiate!!!
Io ho fatto un piccolo esperimento: ho estrapolato la traccia wave della title track e ne ho analizzato la forma d'onda: satura all'inverosimile, ma mostruosamente definita!!! Posso tranquillamente dire che si tratta di un must anche su questo fronte di lavoro!!!
Se non l'avete ancora comprato, vi consiglio l'acquisto dell'edizione giapponese, che contiene tre bonus track registrate dal vivo durante il tour del 2000 in Giappone della Brian Setzer Orchestra, quando, per la prima volta dopo anni di "formazione allargata", il nostro eroe decise di dedicare un breve spazio dello show alla formazione "trio"….forse lì uscì il desiderio di tornare a registrare come ha fatto per anni!!! Di queste tre tracce bonus godetevi la splendida "Mistery Train" eseguita su una chitarra baritono (accordata due toni sotto l'originale) costruita per lui da Tv Jones (lo stesso che gli fa i pick up e i set up degli strumenti).
Una piccola curiosità: il nome della band "68 Comeback Special" non ha niente a che fare con il "mood" del ritorno alle scene di Elvis del '68….semplicemente la moglie di Setzer, vedendolo uscire per lo shooting fotografico del disco tutto vestito di pelle nera, disse "molto 68 Comeback Special"….e da lì il nome al trio!!!
Vi lascio con un paio di esibizioni dal vivo in presentazione del disco…suono perfetto! Esecuzione perfetta! Macchine dietro gli strumenti? Che ve lo dico a fare….perfetti!!! 






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